L'uso di posate monouso in plastica rappresenta una delle principali fonti di inquinamento in Europa. Secondo la Commissione Europea, posate, piatti e cannucce sono tra i dieci prodotti in plastica monouso più frequentemente trovati nell'ambiente marino, contribuendo in modo significativo alla plastica dispersa nell'ambiente.
Nonostante gli sforzi per ridurre l'uso di plastica, la domanda di posate monouso rimane elevata. Nel 2024, si prevede che la domanda di posate monouso in Europa occidentale raggiunga un valore di mercato di 471,4 milioni di dollari USA, con una crescita annuale del 2,7% fino al 2034.
In risposta a questa problematica, l'Unione Europea ha implementato la Direttiva sulla plastica monouso, entrata in vigore nel 2021, che vieta l'uso di posate, piatti, cannucce e mescolatori in plastica, ove esistano alternative sostenibili.
Un cucchiaino edibile
All’Università Cattolica del Sacro Cuore, nell’ambito della Piattaforma Agorà, con il coinvolgimento di un gruppo di studenti e grazie alla Convenzione Agri-Food Lab con gli enti locali di Cremona si sta lavorando a questo obiettivo. Su input di un’azienda alimentare cremonese, sono state sviluppate posate commestibili edibili, come cucchiai, come soluzione innovativa e sostenibile. Questi utensili non solo riducono la produzione di plastica monouso ma offrono anche un'opportunità per valorizzare risorse agricole rinnovabili, contribuendo così a un'economia circolare più efficiente e meno dipendente dalle materie prime fossili. L’integrazione di verdure e/o sottoprodotti della lavorazione di essa consente di:
• valorizzare biomasse vegetali che potrebbero risultare inutilizzate;
• migliorare il profilo nutrizionale del prodotto;
• rafforzare il concetto di economia circolare e simbiosi industriale nel settore agroalimentare.
L’obbiettivo di questa Sfida impossibile è dunque progettare un primo prototipo di cucchiaio edibile con aggiunta di sottoprodotti della lavorazione delle verdure, per poi ampliare le ricerca anche a forchettine, utilizzando magari, in un futuro, anche materie prime diverse (es. sottoprodotti della lavorazione del cacao o cioccolato).
La chiave? Lo stampaggio a pressione
I primi passi sono stati mossi facendo un’indagine di mercato, nella quale si andavano a ricercare prodotti simili e si valutavano gli ingredienti utilizzati per avere un’idea di come fossero composti, ma soprattutto, quale fosse la tecnologia di produzione per ottenere dei cucchiai tutti uguali e con una forma ben definita. Dalla ricerca è emerso che quest’ultima è legata a un metodo di produzione ben preciso, lo stampaggio a pressione, attraverso il quale il cucchiaio prende una forma ben definita e una struttura piuttosto stabile, che rende il cucchiaio difficile da spezzare e, talvolta, anche resistente al calore fino ad una determinata temperatura.
Per quanto riguarda, invece, gli ingredienti utilizzati sono vari e si distinguono in base alla tipologia di prodotto che si richiede, se dolce o salato. Il primo step è stato quello di procedere con una ricetta il più semplice possibile, che comprendesse farina di frumento, olio, acqua e sale, grazie all’utilizzo di semplici stampi di silicone. I successivi progressi si concentreranno sull’aggiunta di sottoprodotti della lavorazione delle verdure, ed infine, all’acquisto di una macchina professionale che permetta una produzione più accurata di questi cucchiai edibili.